Basilica di Santa Maria della Coltura

Ultima modifica 14 novembre 2019

Alle porte di Parabita, sulla strada che conduce a Gallipoli, sorge la Basilica intitolata a Santa Maria della Coltura, protettrice della città.

Il tempio costruito nel 1913 su progetto dell'architetto Napoleone Pagliarulo, in un ben riuscito connubio di stili, quali il romanico-bizantino e gotico, con una diversa concezione del romanico-pugliese, sorge al posto di una cappella anch'essa intitolata alla Madonna della Coltura, abbattuta a suo tempo a causa delle precarie condizioni statiche, per lasciare posto all'attuale Basilica.La facciata a salienti lascia ben immaginare la struttura interna a tre navate. Il protiro, dalle finissime decorazioni in "pietra leccese", è sormontato da un bellissimo mosaico rappresentante Cristo Re, realizzato dal Prof. Grassi di Roma; a questo si aggiunge il rosone anch'esso realizzato in pietra leccese. A lato di tutta la struttura s'alza maestoso il campanile di recente costruzione.

Entrando nel santuario l'attenzione è subito attratta dal monolito con l'affresco della Vergine che troneggia sull'altare maggiore. L'affresco è di pregevolissima fattura, risalente al XII secolo circa, di stile chiaramente bizantino, che il Barrella nel suo libro del 1913 così descrive:"La Vergine è ritta, in piedi. Un manto turchino le copre il capo e, ridiscendendo graziosamente dalle spalle, va a lambire gli orli della veste bianca.

Il capo è regolare e dolcemente incline a destra. Il viso presenta sopraccigli arcuati e rigidi, occhi a mandorla [...], Lo sguardo è dolce, ma tranquillamente malinconico si perde sui guardanti, quasi rivelante il presentimento che ha quella madre delle prove future [...]. Sostiene col braccio destro il Pargolo divino, mentre la sinistra, con grazia ineffabile, gli sorregge il piccolo piede. Quel bambino ch'ella amorosamente sorregge è suo figlio! Lo dice la dolcezza, la fiducia, la tenerezza con cui questi si abbandona sul petto di Lei [...].

Dinanzi a questa figura si grida spontaneamente: "Questa è Maria!".Non si può restare che estasiati dalla delicata bellezza che si sprigiona all'interno del tempio, la perfezione delle linee, l'accuratezza delle decorazioni, la quiete del luogo.Gli affreschi che decorano l'interno sono stati eseguiti nel giro di un anno, nel 1942, dal maestro Mario Prayer di scuola francese, ma a quel tempo residente a Bari.Il Prayer ha realizzato i diciotto affreschi che coprono le pareti delle navate laterali, formate da quattro campate ciascuna, con volta a crociera; inoltre ha affrescato le due pareti interne della facciata principale, narrando la vita di Maria, dalla promessa della redenzione del Paradiso terrestre, alla glorificazione dell'umile figlia di Sion.

I soggetti costituiscono una vera e propria catechesi. Dal primo episodio, che rappresenta la Cacciata dei progenitori dal Paradiso terrestre e la promessa della Redenzione, all'ultimo rappresentato dall'Incoronazione, per mano di Cristo Re, è tutto un susseguirsi di immagini cariche di significato intenso e mistico. A questa serie di affreschi si aggiungono anche quelli dell'abside dipinta con motivi eucaristici, le immagini degli Apostoli e le insegne degli Evangelisti. I due archi del presbiterio sono affrescati con ghirlande di fiori, fra le quali si abbarbica una scritta su cui è riportato il "Responsorio della Madonna della Coltura".

Sulla parete di fondo si può ammirare il magnifico rosone istoriato, rappresentante al centro Cristo Re e dal quale si dipartono dodici raggi dove sono raffigurati i dodici apostoli. Il Prayer ha realizzato sulla stessa parete il grande affresco del Trionfo della Madonna della Coltura, articolato in quattro scene, che vanno dal ritrovamento del monolito al nuovo Santuario, verso il quale viene portato processionalmente.Nel novembre del 1999, Sua Santità Giovanni Paolo II ha elevato il Santuario della Madonna della Coltura a Basilica Minore.